CHICCO CHIODI TRA PRESENTE E PASSATO (PARTE I)

In questi giorni abbiamo raggiunto Alessio Chiodi con cui abbiamo fatto una piacevole chiacchierata di quasi un’ora sul motocross in generale, con uno sguardo rivolto anche alla sua brillante carriera. Mattatore della classe 125 con tre titoli consecutivi dal 97 al 99, è stato anche campione del mondo a squadre nel 1999 e nel 2002. Lo ringraziamo per la sua gentilezza e disponibilità e dobbiamo dire che i nostri ringraziamenti se li merita tutti, soprattutto per la pazienza di fronte a un problema tecnico sorto prima dell’intervista. Un vero gentiluomo il nostro Chicco.

Oggi pubblichiamo la prima parte dell’intervista

MXT: Quest’anno hai intrapreso la carriera di team manager nel team Ceres71. Un primo bilancio sulla stagione in corso?

C: Per me è una cosa abbastanza nuova e mi rifaccio alle esperienza acquisite dai miei team manager precedenti. Cerco di coordinare tutto, allenamenti e aspetti tecnici, e devo dire che sta andando bene. Certo, è difficile in certi momenti gestire tutto, visto che sono un pilota, ma sto facendo del mio meglio e le cose vanno per il verso giusto, quindi sono contento. Adesso mancano al termine della stagione una prova di mondiale e due di campionato italiano, ma il bilancio è buono. 

MXT: Hai detto bene. Sei un pilota. E infatti non disdegni ancora di metterti dietro a un cancelletto di partenza, peraltro con risultati invidiabili per piloti anche più giovani di te. Vai ancora molto forte.

C: Mi diverto, mi impegno e arrivo in fondo. Cerco di allenarmi il più possibile per reggere fino alla fine delle gare dell’italiano Prestige. Ma più che andare forte, vado più di esperienza quindi il risultato arriva non perchè vado più forte degli altri, ma perchè l’esperienza conta tanto quando sei in gara. La 450 non è una classe facile e gli anni passano anche per me, quindi devo dosare le mie forze perchè non ho più vent’anni. Non dico che devo giocare d’astuzia, ma sicuramente l’esperienza nella gare conta e certi risultati non li raggiungo grazie alla mia velocità, ma a una corretta visione delle gara e a una corretta gestione della mia forma fisica. La garetta comunque mi diverte sempre e la faccio sempre molto volentieri.

MXT: La stagione MXGP di quest’anno è esaltante, con 5 piloti in lotta per il titolo. Come la vedi?

C: E’ un bel campionato. Ci sono ancora 9 prove da disputare e allo stato è impossibile sbilanciarsi e dire: questo pilota sarà il campione del mondo 2021. Se lo stanno giocando tutti: Gajser ha alti e bassi, Herlings è in ritardo ma sta recuperando, Prado è molto costante anche se ha fatto qualche errore, Febvre va molto forte, ma fa troppi errori e poi c’è Antonio. Bè lui è come me, ha tanta esperienza, sa quando dosare e quando attaccare; sta facendo un campionato molto intelligente ed è molto preparato. E’ un campionato molto combattuto tra piloti dello stesso livello, difficile dire chi la spunterà.

MXT: A proposito di Cairoli, oggi alle 17 ci sarà una conferenza stampa (l’intervista è delle ore 15). Sembra sia pronto ad annunciare il ritiro. Chi vedi per il dopo Cairoli per l’Italia? Guadagnini ad esempio?

C: Mattia è cresciuto tantissimo negli ultimi anni. Con Claudio De Carli sta facendo una grandissima stagione ed è giovane. Diciamo che il pretendente al dopo Cairoli è lui. Anche Adamo sta andando molto bene e sta crescendo. Poi non vedo altri piloti al momento. 

MXT: Tra poco ci sarà il Nazioni a Mantova. L’Italia ha presentato la miglior formazione possibile con Cairoli, Guadagnini e Lupino e ci sono anche molte defezioni importanti tra i piloti. Pensi possa essere l’anno buono?

C: Squadra migliore non poteva esserci e si rischia seriamente di vincere, anche perchè sono i tre nostri miglior piloti. Lupino sta andando molto bene, Antonio sappiamo chi sia, Mattia migliora di gara in gara, pertanto come squadra è una delle più forti, insieme all’Olanda che ha in Van De Moosdjick l’unico punto debole, visto che sarà reduce da un infortunio. Ma se la giocano Italia e Olanda, anche perchè le altre squadre non sono messe bene e l’America non c’è. Anche la squadra tedesca non è male, ma l’Italia è superiore, senza nulla togliere a Nagl che però non fa più il mondiale e Jacobi che sta andando bene. 

MXT: A proposito di Nazioni. Ne hai vinti due 99 e 2002. Qualche aneddoto sul Nazioni in Brasile?

C: Ci sarebbe tanto da raccontare. A partire dalle qualifiche del sabato con risultati inaspettati ma che ci hanno caricato tanto. Sulla carta noi partivamo con due titoli mondiali (Bartolini nella 500 e Chicco in 125) e un vice campione del mondo (Federici) e quindi eravamo tra i favoriti. Ma c’erano tante squadre forti come gli Usa e il Belgio con fior di piloti. In gara la domenica ci siamo scatenati e siamo arrivati all’ultima manche con Andrea al comando che poi si è fatto passare da Smets per non rischiare la vittoria finale. Tutto da brividi .

MXT: Sempre parlando di Nazioni mi ricordo la tua gara in sella alla 250 in Belgio a Nismes nel 97 sulla 250.

C: Quell’anno abbiamo chiuso il Nazioni al secondo posto. Avevo già fatto una bella gara al nazioni in sella alla 250 nel 94 a Roggenburg però lì Franco Rossi si era fatto male e Dal lago si infortunò al ginocchio. Nel 97 arrivai da campione del mondo e in sella alla 250 feci un’altra bella gara. Avevo raggiunto il mio obiettivo e stavo bene, quindi ero carico e le cose mi venivano facili. Feci terzo dietro Beirer ed Everts nella prima manche.

MXT: Se parliamo di mondiale però con il 250 2T hai un poco faticato, perchè?

C: Bisogna capire il perchè abbia faticato. Nel 96, nel team Rinaldi, alla prima gara feci subito la pole. Dopo un paio di gare mi ruppi lo scafoide e praticamente la stagione finì a causa di quell’infortunio. Tra l’altro le 250 al tempo erano moto abbastanza impegnative e quindi anche al rientro non ero in forma. 

MXT: E con De Carli nel 2002 invece?

C: Ho cominciato bene con un secondo posto in Spagna e stavo andavo bene. Poi in Francia caddì in partenza, mi ruppi le vertebre e sono stato fermo un mese. Al rientro feci alcune buone gare, come in Bulgaria o a Gaildorf dove ero anche davanti a Pichon fino a quando la fettuccia verde che delimitava la pista non si attorcigliò alla ruota bloccando il freno dietro. Persi tempo e posizioni. In generale ho fatto delle buone gare quella stagione, ma devo aggiungere che io non ho mai fatto due stagioni consecutive nel mondiale 250. Nel 2003 con De carli mi proposero la 250F e quindi ritornai nella classe minore. Io come feeling mi trovo bene anche con le moto più grandi, però non ho mai avuto la possibilità di rimanere due anni di fila nella 250, magari con una moto fatta bene, sviluppata secondo le mie esigenze. Mi è mancata questa possibilità e per ottenere certi risultati bisogna anche lavorare su una moto per farla tua. 

MXT: Sicuramente con le moto di grossa cilindrata ci sai fare. Hai il merito di avere regalato l’unica vittoria all’Aprilia bicilindrica nel Motocross, ad Odolo a casa tua peraltro. Di questa moto ne ho anche parlato in una intervista a Boschi (cercate nella sezione vintage o interviste)che ha gestito per un anno le moto ufficiali ed ha avuto tra i piloti anche Puzar che preparava il Veteran. L’unica vittoria però l’hai conquistata tu con una moto che era sicuramente acerba a quel tempo.

C: Quando arrivò Coppins con Boschi quella moto era già molto più evoluta rispetto alla mia.

MXT: Ma secondo te poteva funzionare l’idea del bicilindrico nel cross? 

C: Se devo essere sincero, al tempo no. Oggi quale sarebbe il vantaggio del bicilindrico? Non saprei. Al tempo era una moto impegnativa, molto pesante con un telaio particolare. Poi il progetto è stato abbandonato, magari perchè non arrivavano i risultati o forse non c’erano margini di sviluppi. Non saprei dire il perchè. In generale il bicilindrico nel motocross, almeno per me, non ha vantaggi. Nel motard si, infatti lì hanno ottenuto grandi risultati e la moto andava forte.

MXT: Ad Arco due anni fa ho intervistato Jan Witteven (vedi sezione interviste) e lui sosteneva che nel motocross non si può innovare perchè i regolamenti sono troppo restrittivi. Le moto sono simili e questo favorisce lo spettacolo. 

C: Alla fine chi ha mezzi e possibilità, vedi la MotoGp, vive di continue evoluzioni. In teoria potrebbe essere lo stesso sulla moto da cross, ma tutto dipende da quanto è possibile investire. Sulla cross si potrebbe fare molto sulle sospensioni, sull’elettronica ad esempio. 

MXT: Hai avuto la possibilità di lavorare con i più grandi team manager che abbiamo in Italia: Rinaldi, Maddii e De Carli. Domanda forse scomoda. Pregi e difetti di ognuno.

C: Eheheh. Bè, pregi e difetti? Molto dipende anche dal carattere del pilota. Non è detto che un difetto per me sia un difetto per un altro pilota o per altri. E’ tutta una questione di compatibilità di carattere. Pregi: tutti e tre iper professionali, all’altezza del ruolo che rivestono e ciò si vede dalle vittorie e dai titoli conquistati da ognuno di loro. I difetti ritengo che siano solo una valutazione personale pertanto non li dico. A livello di risultati posso dire che ho fatto meglio con De Carli e Maddii, perchè magari il mio carattere era più compatibile con il loro modo di lavorare. Con Michele dovevi essere giù più indipendente e riuscire a gestirti solo e al tempo ero ancora acerbo e immaturo per tante cose. Magari se lavorassi con lui oggi, con l’esperienza acquisita, il risultato arriverebbe anche con lui. Comunque mi sono trovato bene con tutti e tre.

MXT: Partendo dai tuoi tre titoli mondiali, potremmo dire che i tuoi rivali per eccellenza sono stati Puzar nel 97, Vuillemin nel 98 e Federici nel 99. Quale è stato il più ostico tra i tre?

C: Tutti e tre fortissimi perchè alla fine i titoli li ho vinti sempre alla penultima manche. Abbiamo quindi lottato fino alla fine. Posso dire che sono stati tre avversari difficili, però il primo titolo del 97 con Puzar è stato più sudato, perchè Sandro era un pilota esperto che aveva già vinto due mondiali. Gli altri due non è che sono stati facili, ci mancherebbe, però avevo già più esperienza.

Continua ……

Intervista e foto Daniele Sinatra

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