SUPERCROSS 2020: ANALISI FINALE

Domenica sera si è conclusa la stagione Supercross 2020, caratterizzata dal fatto di essere stata divisa in due tranche a causa della pandemia da Covid -19. Si potrebbe anche azzardare l’ipotesi di avere vissuto due stagioni, una pre pandemia e una post, considerato che la seconda parte è stata quasi surreale: gare ravvicinate, stessa location, assenza di pubblico.

Nonostante tutto i campionati sono stati davvero emozionanti e sono stati assegnati tutti all’ultima gara; cosa chiedere di più?

Nella classe regina ha vinto, stra-meritatamente Eli Tomac. Finalmente dopo anni di tentativi andati a vuoto, il pilota Kawasaki è riuscito a conquistare il tanto agognato titolo Supercross che, come aveva dichiarato alla vigilia della stagione, era diventato la sua ossessione. 7 vittorie, 3 secondi e 2 terzi posti il bottino stagionale. La cosa che ha colpito maggiormente gli addetti ai lavori è stata la gestione esemplare della stagione, ossia il suo tallone d’Achille negli anni passati. Eli è stato semplicemente perfetto. Nessun grosso errore ( o tomacata) come negli anni scorsi, ma sempre una gestione lucida di ogni singola gara. Quando c’è stato da accontentarsi ha tirato i remi in barca, portando in cascina punti pesanti. Alla ripresa del campionato si è presentato in perfetta forma. Se proprio dobbiamo trovare qualcosa di negativo, si potrebbe accennare qualcosa sulle sue partenze che non sono state sempre perfette, ma in generale Eli in pista è stato complessivamente il più forte. La conquista del titolo gli ha tolto un grosso peso. Già dal prossimo anno Tomac potrà scendere in pista più rilassato e magari aprire un ciclo come nel national, dove siamo già a tre titoli di fila. Dipende molto dagli avversari che sulla carta non mancano.

Il campione in carica Webb chiude la stagione al secondo posto. Cooper ha  pagato un inizio in sordina, con qualche problema di messa a punto alla moto. Ma soprattutto ha pagato la caduta durante il Triple Crown di Arington, dove ha lasciato sul campo una bella manciata di punti a Tomac (15 per la precisone, a fine campionato saranno 25), tra l’altro nel periodo in cui era entrato veramente in forma. Nella seconda parte della stagione a Salt Lake City ha conquistato più punti di tutti grazie a tre vittorie parziali, mentre sono 4 le vittorie complessive nell’arco della stagione. Ha onorato fino in fondo il numero 1 e non è poco. Webb c’è e sarà sempre una brutta bestia per Tomac.

Ken Roczen chiude la stagione al terzo posto con all’attivo 4 vittorie, esattamente come Webb. Ancora una volta ha patito dei problemi fisici (herpes Zoster alla ripresa del campionato), oltre a problemi di messa a punto della moto in alcune gare. Per quanto mi riguarda la sua stagione è stata esaltante, anche se non nel risultato. E vi spiego il perchè: la vittoria a St Loius, dopo anni travagliati a causa dei gravi infortuni subiti, rimane emotivamente parlando il picco più alto della stagione 2020. Quelle immagini di gioia e commozione rimarranno impresse per anni nelle menti degli appassionati. Fino a Daytona Ken è stato il rivale più pericoloso per Tomac. Solo tre punti dividevano i due. Purtroppo alla ripresa del campionato Ken non era lo stesso pilota di prima a causa, come detto, dei guai fisici. Abbiamo perso un pretendete alla corona, ma questa stagione ci ha restituito ormai un pilota definitivamente recuperato e non è poco.

Stagione senza infamia e senza lode quella di Jason Anderson al quale è mancato pure il successo parziale. Un quarto posto in campionato che, visti i valori in campo, può essere considerato il miglior risultato sindacale conseguibile, ossia il primo degli altri. Deludente invece la stagione di Barcia. Il pilota Yamaha chiude al quinto posto una stagione al ribasso, cominciata con la vittoria ad Anaheim 1 e finita in malo modo. Ho sempre detto che non è un pilota da titolo, ma da exploit occasionali e la stagione conferma questo suo trend.

Ottima invece la stagione di Zach Osborne. Al secondo anno in 450 Zach ha ormai dimostrato di avere preso in mano la moto. Nella prima parte della stagione Osborne è sempre stato veloce ma non ha concretizzato, complice anche l’infortunio rimediato in allenamento. Guarito, si è presentato a Salt Lake City davvero in palla. Ha sempre chiuso tutte e sette le gare nella top five conquistando 3 podi, ma soprattuto la prima vittoria in carriera. Ha chiuso sesto in campionato solo perchè ha saltato due prove prima dello stop, ma per quanto fatto vedere meritava sicuramente più di Anderson di essere il primo degli altri!

Stagione regolare per Wilson e Stewart che a Salt Lake city sono andati veramente forte, a differenza di Hill e Plessinger che invece sono regrediti. Deludono anche Brayton e Baggett, veramente al di sotto dei loro standard.

Nella costa Est Sexton è stato incredibile. Se lo scorso anno gli si poteva imputare un titolo quasi piovuto dal cielo, quest’anno, forte di un contratto factory con Honda per il national 450, Chase è letteralmente esploso, conquistando 5 vittorie di cui le ultime 3 di fila. Che tutto ciò sia il frutto della collaborazione con James Stewart? Proabile, ma di certo è un bel pilotino. Nel momento di maggior pressione, ossia quando è stato affiancato da Mchelrat in classifica, ha tirato fuori gli attributi fiaccando le speranze del pilota Yamaha con tre gare perfette. La fortuna lo ha pure aiutato visto che per ben due volte ha approfittato della bandiera rossa che ha sospeso le gare quando il diretto rivale era in fuga. Ma le gare sono anche queste.

Mcelrath, a inizio stagione, aveva dichiarato che con il passaggio alla Yamaha non avrebbe avuto più scuse: doveva vincere. Purtroppo sulla sua strada ha trovato un Chase Sexton davvero in forma ed effettivamente può recriminare sulla sospensione di ben due gare nel momento in cui era in testa. Al di là di questi singoli episodi rimane il fatto che nelle ultime tre gare non è riuscito a battere il suo avversario diretto. Fine dei giochi.

Nella Costa Ovest anche Ferrandis bissa il titolo dello scorso anno come Sexton, nonostante abbia vinto meno gare di Forkner (3 contro 4). La regolarità ha premiato il francese, sicuramente il più forte in pista prima della pausa Covid. Al rientro ha gestito le gare e il vantaggio in classifica sui suoi inseguitori. Chi ha da recriminare è ovviamente Forkner che paga a caro prezzo due grossi errori che gli sono costati punti pesanti in classifica. Peccato perchè alla ripresa del campionato  Forkner ha dimostrato di essere il pilota da battere e sicuramente il più in forma della costa Ovest.  Anche Cooper, come Ferrandis, è rientrato meno in forma rispetto alla prima parte di stagione: ha concluso in calando e solo l’assenza di Forkner in gara 7 a causa della brutta caduta in cui è occorso  gli ha permesso di chiudere al secondo posto in campionato.

PS Ovviamente nonmi sono dimenticato di Reed. Chad merita un pezzo a parte!

Testo Daniele Sinatra

Foto Feld Entertainment

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